Una ricerca sul campo, un’indagine di ascolto e osservazione
Data: Febbraio/Marzo 2015
Un progetto di ReCollocal
Luogo: Sapri
Autori: Cosimo Di Giacomo, fotografo dell’Arkfotolab, Liviano Mariella, architetto per Recollocal
La Segnaletica_Leggete è importante, potreste non trovare più ritorno
Il Davanzale_È la nostra finestra sul mondo, non ne conosciamo altre, ma sentendo le risate dei bambini capiamo che la nostra è una visione bella della vita.
Il Giardino_Forse ho un po' esagerato, ma credo che un po' di verde non può che essere gradito.
Lo stendipanni_A volte non sopporto la tensione che sono costretto a reggere. Le faccende domestiche sono sempre per me ragione di profondo stress!
Il Dissuasore_Solitario al sole vivo le mie giornate. Racconto la mia esperienza con la vita che porto in testa.
Il Cestino_Sono sicuro che i miei servigi sono più che unici, diciamocelo è semplice vivere ai piani alti se ci sono io che ti aiuto.
La Rete_Finalmente sono arrivata. Non era più tollerabile un buco come passaggio pedonale.
Il Barbecue_Aspetto tempi migliori, la primavera o meglio l'estate, per far ardere in me la passione per l'aria aperta che c'è.
Il Vaso_Mi distinguo. Credo nella mia unicità. Mi piace essere guardato. Sono blu come il non ti scordar di me.
L'Aiuola_Avrei voluto avere una compagna. Mi sento sola, incompleta, ma forse sto meglio così. Chiunque mi vede mi riconosce come la guardiana della casa.
Lavori in Corso_Statemi alla larga, indico pericolo. Quando me ne andrò riuscirete ad entrare in casa vostra, ma ora ne sono io il padrone.
La Recinzione_Può sembrare strano, ma non sono proprio io la protagonista. Mi piace essere il recinto di una grande opera di ingegneria idraulica.
L'Ingresso_Sinceramente prima di me c'era solo una brutta copia di un accesso, ora è fresco, giovane, glamour.
L'Aia_Persino degli artisti mi hanno addobbata. Sono contenta di essere così apprezzata da chi mi vive o anche solo chi mi ammira.
La Nicchia_Non mi è chiaro se sono sacra o profana. Sono convinta che rassicuro chi guardandomi dedica preghiere a chi offro riparo.
La Seduta_Si dice che per poter incontrare qualcuno bisogna fermarsi ed aspettare. lo aspetto, prima o poi arriverà.
I Muretti di Sostegno_Contenere non per far dilavare. È importante resistere.
L'Alcova_Riesco a far vivere la strada. Non sono un semplice giardino, sono il riparo dei buoni sentimenti.
La Tettoia_Attendete le mie foglie, aspettate i miei fiori e dal Sole avrete riparo.
La Carriola_Un tempo portavo, oggi è la natura che mi avvolge per darmi sostegno.
Il Blocco_Alzo le cose che mi sovrastano. Ho una forza incredibile. Riesco a reggere ogni cosa.
La Bomba_Sono inesplosa...qualcuno mi ha trovata... mi hanno trasformata... ora non tolgo la vita, ma ne sono complice.
Le Bombole_Cercavamo riparo ed un poco l'abbiamo trovato. Dalla terra ci stacchiamo. L'acqua proprio non ci piace.
Le Bottiglie_Noi siamo le guardiane dei vostri sonni tranquilli. Nessun mostro felino potrà valicare la soglia con noi di guardia.
La Pergola_Avevo voglia di arrivare dalla terra al cielo. Ora sono così alta. È bella la vita di una vite.
La Storia delle Cose Improponibili, un'identità di Sapri
Uno dei segnali che possiamo individuare per definire un paesaggio come antropico è la presenza di oggetti fabbricati per corollario alle costruzioni che caratterizzano quella che si definisce “parte urbanizzata”.
Ho sempre ritenuto che Sapri rientrasse in quel lungo elenco di comuni italiani che presentano una commistione tra paesaggio
agricolo ed antropico, meglio definito come paesaggio rurale.
Quale punto di unione tra le parti si è evidenziata una maniera del fare autocostruzione propria ed esclusiva del paesaggio rurale, ma che presenta oggetti, cose, rimaneggiate per meglio adattarsi alla necessità dell’individuo che abita Sapri.
Una cosa è improponibile quando non è possibile o opportuno proporla, in questo sembra che risulti inopportuno averle ritrovate in un luogo propriamente cittadino, perlopiù antropizzato.
Tali presupposti avallano la definizione nell’immagine che ho di Sapri come di un paesaggio rurale.
Cosimo di Giacomo, fotografo per l’Arkfotolab
La Storia delle Cose Improponibili è una ricerca sul campo, un’indagine di ascolto e osservazione di specifiche caratteristiche dei luoghi, una deriva tra le strade e i vicoli di Sapri.
Raccoglie e racconta la bellezza spontanea di uno spazio disegnato dagli abitanti, visibile a tutti: quell’indefinita porzione spaziale che sta al limite tra l’intimità privata e lo spazio pubblico, quella che, chissà, definiamo comune. Un’intimità estesa che si rapporta non più solo col nucleo privato ma con una sfera collettiva contratta. Uno spazio che ci appartiene in fondo.
“Ho sempre pensato che un essere umano garantisce la propria sopravvivenza attraverso la modificazione dell’ambiente in cui vive e opera, non solo ma ho sempre creduto che abitare un luogo vuol dire poterlo capire, amare, odiare, esplorare, ecc.” Ugo La Pietra Abitare non è una pratica riferibile solo allo spazio privato. Si abita anche lo spazio pubblico e se abitare ” è essere ovunque a casa propria”, così come l’uomo arreda, attrezza e organizza il suo spazio privato, altresì può farlo nello spazio pubblico.
Quel magnifico margine tra privato e pubblico, oggetto dell’indagine, ci restituisce un’immagine della città che opera in tal senso abbattendo ogni barriera privato/pubblico.
Un senso dei luoghi, patrimonio della collettività, e dell’abitare, che non è frutto della pianificazione.
Una preziosa immagine di come gli abitanti hanno pensato e modificato gli spazi privati mostrandoli al pubblico, spontaneamente.
In questo vasto campo troviamo l’espressione delle soggettività più eterogenee accomunate da una pratica di arrangiarsi, di divenire primitive, basilari, dettate da bisogni pratici e estetici, di essere cura di un patrimonio che ci appartiene, di un’immagine fedele della città, gratuitamente e generosamente donata.
La storia delle cose improponibili è un racconto di questa meravigliosa città di frontiera da osservare e vivere camminando per le sue strade. In fondo è un gesto d’amore.
Liviano Mariella, architetto per ReCollocal
